lunedì 21 novembre 2011

"Hidden Heroes" a Londra

POSTATO dal prof d’italiano:

Un interessante articolo, apparso su la Repubblica il 15 novembre 2011, dedicato a una mostra al Museo delle Scienze di Londra sui piccoli capolavori di design.

DALLA ZIP AL POST-IT
LA RIVOLUZIONE DELLE PICCOLE COSE
di Irene Maria Scalise


Nati come umili oggetti sono diventati gli eroi di ogni giorno. Senza di loro la nostra vita non sarebbe stata la stessa: la matita, il Post-it, il metro, il ciuccio per il bebè, l’ombrello, il preservativo, la graffetta, il fiammifero. Oggi sembra impossibile non poterli adoperare in ogni momento. Sono tutti semplici, semplicissimi. Li diamo per scontati ma sono capolavori di design. E, per celebrarli, il Museo delle Scienze di Londra ha organizzato la mostra Hidden Heroes (sino al 5 giugno 2012). Cosa hanno in comune questi trentasei “eroi nascosti”? Sono efficaci, indistruttibili, longevi, economici. Di più, spiegano gli organizzatori: «Il loro segreto è che sono tutti a prova di idiota e, una volta che li vedi, sai come usarli».
Ma se sono elementari da usare, non è stato altrettanto intuitivo inventarli. Anzi. Spesso, dietro di loro, ci sono ingegneri, scienziati, studiosi. Qualche volta anche il caso. Più spesso tentativi ripetuti all’infinito per arrivare alla perfezione finale.  Pochi sanno che prima di arrivare al disegno dell’attaccapanni, tra il 1900 e il 1906, sono stati emessi 190 brevetti. Mentre per ideare il primo “stop” destinato al fissaggio, nel 1919, fu necessaria la competenza di John Joseph Rawlings, un ingegnere londinese chiamato a ideare impianti elettrici presso il British Museum. E ancora un ingegnere svedese, e un sarto americano, sono gli artefici della prima chiusura lampo. Il primo la ideò come “fermo separabile”, nel 1917, e il secondo la applicò alle tasche dei marinai americani: in un solo anno ne furono vendute 24mila.
C’è un errore, o meglio un insieme di casualità, dietro la nascita del Post-it. Prima di lanciare sul mercato i foglietti gialli un ricercatore della 3M, Spencer Silver, aveva ideato una colla adesiva non abbastanza forte. Una decina di anni dopo un collega dello stesso Silver, Arthur Fry, stanco di segnalibri scivolosi tra il suo libro di preghiere, recuperò quella colla di pessima qualità e la spalmò su dei quadratini di carta colorata. Era arrivato il primo Post-it.
La piccola setta religiosa degli Shaker, alla ricerca di un qualcosa di semplice e non vezzoso per fissare gli abiti, ideò nel ‘700 la prima molletta. Era in legno e non aveva ancora la molla che fu aggiunta, in un secondo momento, da un costruttore di strumenti musicali per soddisfare le richieste della moglie. Si conta una sola donna tra i geni nascosti celebrati a Londra. È la casalinga tedesca Melitta Bentz che, nel 1908, ideò il primo filtro da caffè usando della carta assorbente perforata. Ha un’origine lontanissima la prima matita, realizzata dai pastori che usavano la grafite per marchiare il bestiame e, dopo aver visto che il segno poteva essere cancellato con della mollica di pane, cominciarono ad usarla sulla carta. C’è addirittura Napoleone dietro la nascita del metro: esasperato dalla mancanza di organizzazione nelle misure, aveva istituito una commissione apposita che disegnò il primo sistema metrico.
Ma non è tutto. Nella selezione, che è stata realizzata in collaborazione con il Vitra Design Museum in Germania, trovano spazio le pantofole di gomma infradito, il cerotto, la penna bic, i tappi per le orecchie, il fiammifero, il rossetto. Tutti oggetti molto lontani dalle moderne tecnologie. Ma che, proprio per la loro semplicità, sono destinati a durare molto di più di quelli apparentemente più sofisticati. «Quando l’iPhone sarà un dinosauro», concludono gli organizzatori, «l’elastico sarà ancora utile. La fine dell’iPhone, infatti, è segnata dal fatto che non è abbastanza semplice per durare».

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