mercoledì 31 ottobre 2012

500 anni fa: la Cappella Sistina

POSTATO dal prof d’italiano:

500 anni fa esatti, il 31 ottobre 1512 [quando ancora, fortunatamente, non c’era Halloween: stupidissima festa!] per la prima volta venivano mostrati al pubblico gli affreschi della volta della Cappella Sistina, uno dei monumenti artistici più noti al mondo.


La Cappella Sistina

La volta della Cappella Sistina

Un particolare della volta della Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti e la Cappella Sistina

Michelangelo Buonarroti (nato il 6 marzo 1475 da una famiglia di antica stirpe fiorentina di parte guelfa, il cui declino finanziario era cominciato con il nonno Lionardo) fu a Roma per la prima volta nel 1496. Il suo arrivo nella città pontificia è legato a un episodio curioso: Michelangelo aveva eseguito una piccola statua in marmo (Cupido addormentato) che nella Firenze guidata da Girolamo Savonarola (un frate che aveva imposto alla città un regime di fanatismo religioso, contrario a qualunque ostentazione di ricchezza, contro la quale minacciava apocalittiche punizioni divine) difficilmente poteva essere venduta, dato il soggetto pagano. Così Lorenzo Popolano (un membro del ramo cadetto della famiglia Medici, a cui Michelangelo era legato da molti anni) suggerisce allo scultore l’idea di farla passare per antica e di spedirla a Roma, dove viene acquistata dal cardinale Riario, nipote del papa Sisto IV. Però il cardinale scopre l’inganno e rivuole indietro i soldi che ha sborsato, ma chiede anche di conoscere l’abile artista che aveva fatto la statua; Michelangelo si convince a trasferirsi a Roma.
Nella città del papa Michelangelo rimane fino al 1501, quando ritorna a Firenze, che si era liberata del Savonarola mandandolo al rogo nel 1498. A Roma Michelangelo aveva scolpito la Pietà, opera celeberrima, che segnò per l’artista l’inizio riconosciuto della sua grandezza d’artista.
È proprio la fama della Pietà che spinge nel 1505 il papa Giulio II (della famiglia Della Rovere e nipote del papa Sisto IV, da cui deriva il nome della Cappella Sistina) a richiamare a Roma Michelangelo. Giulio II è un papa guerriero, vuole fare della Chiesa un grande Stato, che fermi l’espandersi di Venezia e cacci fuori dall’Italia gli stranieri che l’avevano invasa; vuole trasformare la città anche dal punto di vista urbanistico e architettonico e per questo chiama alla sua corte i maggiori artisti del tempo, tra cui Michelangelo e Raffaello. A Michelangelo commissiona un grandioso mausoleo, ma il progetto viene accantonato: in compenso l’artista eseguirà la volta della Cappella Sistina, iniziata nel maggio 1508.
I rapporti tra il papa e l’artista sono contrastati: i due giungono infatti più volte alla rottura, il papa nega spesso di ricevere Michelangelo e questi altrettanto spesso fugge da Roma all’improvviso. Eppure con nessuno quanto con il papa Michelangelo si è inteso: entrambi hanno lo stesso carattere orgoglioso e irascibile e, alla fine, dal loro sodalizio nasceranno opere immortali.
La Cappella Sistina (che era stata costruita già sotto il papa Sisto IV) aveva problemi di statica, tanto che già nel 1504 sulla volta erano state inserite delle catene di ferro, il che aveva compromesso la vecchia decorazione a cielo stellato. Giulio II decide di affidare a Michelangelo un nuovo apparato decorativo: la decisione era stata incoraggiata da Bramante, che voleva mettere in difficoltà Michelangelo, fino ad allora dedito soprattutto alla scultura, costringendolo a cimentarsi con la pittura. Per Michelangelo fu una sfida, per la quale l’artista stesso afferma di aver avuto carta bianca. In realtà gli studiosi hanno ipotizzato che l’intervento del pontefice sia stato diretto, al fine di realizzare con la volta della cappella la gloria del papa.
Tutta la volta, infatti, è costruita come una successione di cinque enormi archi trionfali, che rimandano esplicitamente all’Arco di Costantino dipinto più volte negli affreschi sottostanti voluti da Sisto IV. In questo modo il corteo papale che entra nella Cappella Sistina, sfilando sotto gli archi fino ad arrivare all’altare, ripercorre tutta la storia della salvezza: dalle scene della Creazione alle storie di Noè, dal figlio Cam fino ad Abramo e da questi, lungo le quaranta generazioni narrate dall’evangelista Matteo, fino a Giuseppe padre di Gesù, mentre alle pareti le storie di Mosè e di Cristo arrivano fino all’Assunzione di Maria (simbolo della Chiesa trionfante) e alla serie dei pontefici, che arriva idealmente fino allo stesso Giulio II.
Michelangelo termina la volta della Cappella Sistina nel 1512, anno in cui la Repubblica di Firenze cade e, appoggiati dal papa e dagli spagnoli, i Medici possono ritornare in città. All’inizio del 1513 Giulio II muore: gli succede il cardinale Giovanni de’ Medici, col nome di Leone X, che permetterà a Michelangelo di continuare a lavorare a Roma.
Al soglio pontificio saliranno altri papi, prima che a Michelangelo sia commissionato l’affresco del Giudizio Universale sulla parete d’altare della Cappella Sistina. Ma questa è un’altra storia, che vi racconterò nel 2041, sempre il 31 ottobre, quando ricorreranno i 500 anni dalla fine del lavoro.
Per chiudere: Michelangelo morì il 18 febbraio 1564, a ottantanove anni.

Le pitture della volta della Cappella Sistina:
Michelangelo progettò di dipingere nella volta della Cappella storie della Genesi, Profeti e Sibille, Antenati di Cristo e varie altre figure con funzione araldica o allegorica; in questo modo dipingeva un antefatto delle pitture del Quattrocento che si trovano alle pareti (storie di Mosè, di Cristo e la serie dei pontefici).
L’artista realizzò un ponteggio sospeso, agganciato alle pareti, e cominciò i lavori nel maggio 1508, dapprima con alcuni collaboratori fiorentini, poi quasi da solo.

Storie della Genesi

1: Separazione della luce dalle tenebre

2: Creazione delle piante; Creazione degli astri

3: Separazione della terra dalle acque

4: Creazione di Adamo

5: Creazione di Eva

6: Peccato originale e cacciata dal Paradiso

7. Sacrificio di Noè

8: Diluvio Universale

9: Ebbrezza e derisione di Noè


Tra i pilastri della Cappella, sotto il primo cornicione aggettante della volta, si susseguono 5 Sibille e 7 Profeti, i cosiddetti Veggenti:

1: La Sibilla Libica

2: La Sibilla Cumana

3: La Sibilla Delfica

4: La Sibilla Eritrea

5: La Sibilla Persica

6: Il Profeta Giona

7: Il profeta Daniele

8: Il Profeta Isaia

9: Il Profeta Zaccaria

10: Il Profeta Gioele

11: Il Profeta Ezechiele

12: Il Profeta Geremia

Nei pennacchi agli angoli della volta Michelangelo ha dipinto 4 storie legate alla salvazione del popolo di Israele:

1: David e Golia

2: Giuditta e Oloferne

3: La punizione di Amàn

4: Il serpente di bronzo

Michelangelo ha poi dipinto 8 vele e 8 lunette con gli Antenati di Cristo, mentre al di sopra dei Veggenti ci sono uno serie di Ignudi con al centro dei medaglioni di bronzo; infine, al di sopra delle vele sono disposte 12 coppie di ignudi a monocromo bronzeo.
Qui sotto puoi vedere alcuni di questi dipinti.
Gli Antenati di Cristo:

Gli Ignudi:


Su la Repubblica del 30 ottobre 2012 c'era questo articolo.


'Troppi 5 milioni di turisti: numero chiuso alla Sistina'
Di Orazio La Rocca
«Numero chiuso e ingresso contingentato». È lo spettro a cui potrebbe andare incontro tra qualche mese uno dei monumenti più ammirati al mondo, la Cappella Sistina. Sono oltre 5 milioni i visitatori ogni anno. La loro presenza mette a rischio gli affreschi sulla volta e il Giudizio universale di Michelangelo. Ma anche gli altri capolavori. «Se non si interviene subito con l'installazione di un nuovo impianto di climatizzazione - avverte il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci - il rallentamento forzato delle visite sarà la strada obbligata per preservare l'ingente patrimonio artistico». Quello che vi si ammira da circa 500 anni, scrigno di rara bellezza "firmato" da Michelangelo, ma anche da grandi maestri del Rinascimento: dal Botticelli al Perugino, dal Ghirlandaio al Pinturicchio, Cosimo Rosselli, Piero di Cosimo. Fu papa Giulio II a inaugurare gli affreschi della Volta col solenne rito dei Vespri della vigilia della festa di Ognissanti, il 31 ottobre 1512. E domani sera alla stessa ora Benedetto XVI ripeterà quel rito per festeggiare i cinque secoli della Sistina. La giornata di grande festa liturgico-artistica, non farà però dimenticare ai responsabili della Cappella il problema dei danni irreparabili che rischiano gli affreschi. L'allarme del direttore dei Musei Vaticani ne è una prova. «A lungo andare la massiccia presenza di visitatori potrebbe provocare danni a causa di polveri, pressione antropica, anidride carbonica, temperature eccessive, sbalzi climatici, elementi nocivi che ogni visitatore porta con sé e che minano il microclima della Cappella», spiega Paolucci. Cosa fare quindi? «Per evitare di limitare l'accesso con numero chiuso e contingentamento» le autorità vaticane, informa Paolucci, hanno incaricato una ditta specializzata in impiantistica ambientale, la Carrier, di progettare un sistema di climatizzazione per mettere al riparo gli affreschi. Perché a non dare più sufficienti garanzie sono gli impianti attuali, installati vent'anni fa al termine dei restauri diretti da Gianluigi Colalucci. Al quale successe il maestro Maurizio De Luca che curò, in particolare, il ciclo dei Quattrocentisti. I nuovi impianti, secondo Paolucci, «dovranno essere installati entro il prossimo anno, altrimenti occorrerà pensare a soluzioni drastiche che limiterebbero l'accesso, una soluzione complicata e forse difficile da realizzare per un sito come la Sistina che, oltre a essere un tesoro d'arte di prima grandezza, è anche luogo di culto e di celebrazioni presiedute dal Papa, e sede del Conclave per l'elezione del nuovo pontefice». Tre, comunque, saranno gli obiettivi che si dovranno raggiungere: abbattere le polveri, ricambiare costantemente l'aria e stabilizzare la temperatura. Esclusi altri tipi di interventi, come pure nuovi restauri degli affreschi: «Quelli diretti dal maestro Gianluigi Colalucci e conclusi nel 1994 - assicura il direttore - furono impeccabili. I colori originali di Michelangelo sono sempre lì, ammirati dal mondo intero, anche se all'epoca dei lavori ci furono delle polemiche da parte di osservatori che lanciarono strali contro l'intervento. La verità è che vent'anni fa non eravamo abituati a vedere i veri colori del maestro fiorentino; forse su questo aspetto bisognava informare meglio l'opinione pubblica». Potranno emergere nuove sorprese dalla Sistina? Il professore non lo esclude: «La Sistina, e in particolare gli affreschi di Michelangelo sono una prateria aperta a chiunque voglia avventurarsi a visitarla. Anche se a volte vengono fuori delle sciocchezze come i presunti numeri cabalistici nascosti tra le storie o, persino, le letture di natura omosessuale che qualche scrittore fa dei personaggi michelangioleschi. Inutili forzature, anche se in futuro qualche sorpresa non è da escludere che possa venire fuori».

martedì 30 ottobre 2012

Votare o non votare? Questo è il problema!

POSTATO dal prof d’italiano:

L’articolo 48 della Costituzione italiana dice, tra l’altro:
Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età.
Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico.
Cosa significa che il voto è un dovere civico? Significa che per chi non va a votare è prevista una annotazione, priva di conseguenze pratiche, sul certificato di buona condotta dell’omessa partecipazione al voto nelle elezioni politiche: ma questo adempimento è, nella prassi, caduto in desuetudine.
Attualmente è in aumento il numero degli italiani che non vanno a votare: nelle elezioni di domenica scorsa in Sicilia addirittura il 53% non è andato a votare. È un bene o un male? A ciascuno la propria risposta. Io trovo molto interessante ciò che ha scritto in proposito Michele Serra su la Repubblica di oggi, 30 ottobre 2012. Vi invito a leggere la sua opinione.

La maggioranza dei siciliani non è andata a votare, ma sarà ugualmente governata. Da un governo di altri, eletto da altri. Se il proposito di chi non vota è tirare una bordata alla politica, depotenziarla, dequalificarla, il risultato è (sempre) l’esatto contrario: nei suoi nuovi confini, più ristretti, la politica può ugualmente sommare i voti che le restano dentro il cerchio magico del cento per cento. Chi è andato a votare, per quanto minoranza, pesa come una totalità. E chi non ha votato, per quanto maggioranza assoluta, pesa meno della più insignificante delle listerelle del nostro comicissimo paese (per fare solo tre nomi Popolo dei Forconi, Piazza Pulita e Sturzo Presidente). Di peggio, nel bilancio di chi non vota, si può aggiungere questo: che grazie all’astensione di massa, per vincere e per governare bastano meno voti, sempre meno voti. Lo stesso numero di voti che non erano sufficienti, pochi anni fa, per arrivare secondi o terzi, oggi bastano per vincere. Ovviamente chi non va a votare ha le sue rispettabili ragioni, e il diritto di non farlo. Ma perde il diritto di lamentarsi per quanto accadrà, e acquisisce il dovere di tacere e subire, perché ha taciuto e subito nel giorno delle elezioni.

venerdì 19 ottobre 2012

Premio Nobel per la pace all'Unione Europea

POSTATO dal prof d’italiano
Leggete questo articolo (parziale) pubblicato su la Repubblica il 14 ottobre 2012.

IL LASCITO DI NAPOLITANO PER SVEGLIARE L' ITALIA
Di Eugenio Scalfari
Secondo alcuni (molti) l'Unione europea sta per affondare, questione di mesi se non addirittura di settimane. Secondo la giuria norvegese del premio l'Unione merita invece il Nobel per la pace, la guerra infatti è scomparsa dall' Europa ormai da sessant'anni, un periodo di pace così lungo non c'è mai stato nel nostro continente dai tempi di Ottaviano Augusto e scusate se è poco. In realtà la gente di questa grande conquista che è la pace non se n'è neanche accorta. Probabilmente perché gran parte di quelli che avevano dieci anni nel 1939 sono morti e gli europei di oggi la guerra la conoscono soltanto attraverso i film e gli effetti speciali della televisione. Dell'Europa però conosciamo bene i guai economici, i discordi interessi tra le nazioni e tra le classi sociali, la disperazione, il lavoro precario, le speranze perdute, le diseguaglianze crescenti, l'incertezza dei diritti, il malaffare dilagante, la politica sfiduciata, le istituzioni inquinate dalla corruzione. Il premio Nobel ad un' Unione europea che è vista e vissuta in questo modo da una parte cospicua e forse dalla maggioranza dei suoi abitanti, sembra dunque una presa in giro o una buffonata o un' ipocrisia. Eppure... Eppure centinaia di migliaia di persone rischiano ogni anno la vita per arrivarci, per trovarvi un lavoro e metterci su casa e lasciano dietro di loro una tragica scia di morti pur di fuggire dall'inferno in cui vivono. Scappano dall'Africa, scappano dall'Oriente vicino e lontano, attraversano deserti, montagne, mari tempestosi pur di toccare terra sulle nostre coste. Sono già milioni e gli studiosi che esplorano il futuro ci dicono che tra cinquant'anni un terzo degli europei saranno colorati e alla fine del secolo la maggioranza sarà meticcia. Per loro l'Europa è la speranza anche se a molti europei d'oggi sembra piuttosto una terra di desolazione. La verità mai come in questo caso è relativa, ma una cosa è certa: qui da sessant'anni la guerra non c'è stata e i popoli europei vivono pacificamente tra loro, c'è libertà di movimento delle persone, libertà di scambio delle merci, libertà religiosa e politica. L'eguaglianza purtroppo no, è fortemente diminuita; i privilegi sono aumentati, la corruzione è più diffusa, l'egoismo domina la società portando con sé l' indifferenza verso il bene comune. Ma questi lati oscuri che inquinano ed esasperano la vita pubblica del nostro continente non sono una fatalità alla quale è impossibile sfuggire; dipendono da una passività imputabile soltanto a noi stessi. L'Europa è stata la culla della democrazia e del diritto. È stata ed è ancora il continente più ricco del pianeta. Da un secolo in qua ha cominciato a vivere la sua decadenza, via via sempre più accelerata col passare degli anni. Ma se soltanto si svegliasse, se reagisse al declino, se riconquistasse fiducia in sé, se soprattutto capisse che il suo futuro dipende dal sentirsi nazione, nazione europea, popolo europeo, Stato europeo, democrazia europea; se questa rivoluzione avvenisse e fosse il coronamento dei sessant'anni di pace dopo mille anni di guerra durante i quali la pace fu soltanto una serie di brevi tregue per riprendere a scannarsi subito dopo; ebbene, se questo accadesse i nostri giovani potrebbero di nuovo sperare, ma non si aspettino che il dono gli cada dal cielo. Noi adulti, noi anziani, noi vecchi che le guerre le abbiamo ben conosciute dobbiamo aprirgli la strada per quanto è possibile, dobbiamo mettere la nostra esperienza al loro servizio. Dobbiamo raccontargli il passato nel bene e nel male e spingerli a entrare nel futuro. Il Nobel all' Unione europea è questo che deve significare: un augurio e un' esortazione. Voi giovani non lasciatela cadere.

lunedì 15 ottobre 2012

Somari da Nobel

POSTATO dal prof d’italiano:

Su suggerimento di Carlo C. posto questo articolo apparso su la Repubblica il 10 ottobre 2012. Ma voi non fate i somari, sperando un giorno di ricevere il Nobel!

Da Einstein all'ultimo Nobel
se in classe il genio era un somaro
Il giudizio del professore di biologia sul futuro Nobel John Gurdon

Una pagella di Albert Einstein piena di insufficienze nelle materie umanistiche

Per togliersi il sassolino dalla scarpa ci ha messo 64 anni.
Ma l'effetto è stato grandioso. Il Nobel per la Medicina John Gurdon, giudicato al liceo troppo stupido per fare lo scienziato, ha dedicato ieri al suo prof una frase pronunciata con un ghigno di vittoria: «Andavo a scuola. A 15 anni seguii il mio primo semestre di scienze. Il professore nel giudizio finale scrisse che la mia idea di questo mestiere era ridicola. Le sue frasi posero fine al mio rapporto con la scienza a scuola».
La pagella della Eton School è incorniciata e appesa nello studio di Gurdon a Cambridge: «Quando gli esperimenti non riescono, mi diverto a pensare che l'insegnante avesse ragione». Il giovane John nel 1949 aveva avuto il punteggio più basso fra i 250 ragazzi del corso di biologia. «È stato un semestre disastroso» scrisse l'insegnante. «Il suo lavoro è stato di gran lunga insoddisfacente. Impara male e i fogli dei suoi test sono pieni di strappi. In una prova ha preso il punteggio di 2 su 50. Spesso si trova in difficoltà perché non ascolta, ma insiste a fare le cose di testa sua. Ho sentito che Gurdon ha intenzione di diventare scienziato. Allo stato attuale, mi sembra una cosa ridicola. Se non può nemmeno imparare i fatti basilari della biologia, non ha chance di fare il lavoro di uno specialista. Sarebbe una pura perdita di tempo per lui e per quelli che dovranno insegnargli».
Quanto ad acume predittivo, il prof di Gurdon era in buona compagnia. Quello di Einstein scrisse: «Non arriverà mai da nessuna parte». E il padre della relatività sembrò dargli ragione quando a 16 anni fu respinto dal Politecnico di Zurigo. Ma non è vero che i suoi punti deboli fossero matematica e scienze, anzi. Einstein aveva voti bassi in francese, geografia e disegno. Peggio di lui Stephen Hawking, che degli anni universitari ricorda «la noia e la sensazione che non ci fosse nulla per cui valesse la pena sforzarsi».
L'astrofisico inglese studiava non più di un'ora al giorno, non si sentiva dotato e confessò di aver imparato a leggere a 8 anni. Ma quando a 21 gli diagnosticarono la Sla, ha raccontato, ricevette una frustata: «Capii che sarei morto presto e che c'erano molte cose da fare prima». «Un ragazzo al di sotto degli standard comuni di intelletto» secondo i suoi insegnanti e «una disgrazia per sé e la famiglia» secondo suo padre. Charles Darwin, dopo un'esperienza disastrosa a medicina, fu apostrofato dal genitore così: «Non pensi ad altro che alla caccia e ai cani». Il giovane Charles fu indirizzato verso la carriera religiosa, ma per fortuna della teoria dell'evoluzione risultò un disastro anche lì. Di Thomas Edison a 8 anni il suo maestro disse che era «confuso». Sua madre lo ritirò dalla scuola dopo tre anni per educarlo personalmente. Non scienziato ma politico, Churchill era secondo il maestro delle elementari «un costante disturbo, sempre pronto a ficcarsi in qualche guaio».
Il sistema educativo anglosassone non è il solo a soffocare i giovani geni. Margherita Hack in terza media fu rimandata in matematica e oggi ricorda: «Studiavo, ma il professore mi aveva preso in uggia. Tenevo sempre gli occhi bassi facendo finta di leggere qualcosa sotto al banco. Ma non avevo nulla, era solo uno scherzo. Un giorno lui si avventò su di me e trovò un giornale dentro alla cartella, che però era chiusa, arrabbiandosi moltissimo. Comunque è vero, la scienza studiata a scuola è molto diversa da quella che si affronta più tardi, come professione». A disagio con matematica e scienza era anche Rita Levi Montalcini. Ma il futuro Nobel per la medicina attribuì le sue difficoltà al fatto che le medie Margherita di Savoia di Torino puntavano a formare brave spose e madri di famiglia. Non scienziate.

giovedì 11 ottobre 2012

Facciamoci 2 risate

Postato da Manuel:

Facciamoci 2 risate che ne servono molte!
Ascoltate questa canzone dei Los Massadores
http://youtu.be/YkqJaxAvTuI