mercoledì 30 novembre 2011

Adele - Rolling In The Deep

POSTATO da Veronica
Ed ecco la magnifica e bravissima Adele!!!!
http://youtu.be/rYEDA3JcQqw

Viva la Vida - Coldplay

POSTATO da Veronica
Semplicemente stupenda!!!!
http://youtu.be/ZUUcX-pwnPY

Take That - The flood

POSTATO da Veronica
Questo pezzo per me è meraviglioso!!!! Dite la vostra!!!!
http://youtu.be/aCHg5r6rFoI

Beyonce-Love on top

POSTATO da Veronica
Vi consiglio di ascoltarla!!!! Questa canzone spacca tutto!!!!
http://youtu.be/Ob7vObnFUJc

Mark Twain

POSTATO da Veronica
Oggi è il 176° anniversario della nascita di Mark Twain.

MARK TWAIN


Mark Twain, pseudonimo di Samuel Langhorne Clemens (Florida, 30 novembre 1835 – Redding, 21 aprile 1910), è stato uno scrittore, umorista, aforista docente statunitense. Usò anche lo pseudonimo "Sieur Louis de Conte", ad esempio per firmare la biografia di Giovanna d'Arco.
È considerato una fra le maggiori celebrità americane del suo tempo. William Faulkner scrisse che fu il "primo vero scrittore americano".
Dati i trascorsi da pilota dei battelli a vapore sul Mississippi, fatto di cui era orgoglioso, è ritenuto che lo pseudonimo che si attribuì di "Mark Twain" derivi dal grido in uso nello slang della marineria fluviale degli Stati Uniti per segnalare la profondità delle acque: by the mark, twain, ovvero: dal segno, due (sottinteso tese). Tale grido indica una profondità di sicurezza (appunto due tese, circa 3,7 metri).

 
Samuel crebbe a Hannibal nello Stato del Missouri. Qui fu apprendista tipografo e scrisse per il giornale del fratello dopo la morte del padre nel 1847 e l'inizio dei problemi finanziari. Più tardi prese la patente di pilota per i battelli a vapore che allora percorrevano il fiume Mississippi; in seguito, da questa esperienza avrebbe tratto un'opera autobiografica intitolata Vita sul Mississippi. Tra il 1853 ed il 1865 (fine della Guerra civile americana) avviene la sua vera e propria formazione: viaggia per tutto il paese, intraprende diversi lavori e conosce la gente ed i loro costumi e modi di parlare, che si riflettono nel linguaggio nei suoi romanzi.
Dopo essersi trasferito in California, Twain divenne un cercatore d'oro, minatore, giornalista e un reporter a San Francisco. Inoltre visitò le Hawaii e viaggiò in Francia e Italia. Dopo il successo dei suoi primi lavori sposò Olivia Langdon nel 1870 e si trasferì a Hartford nel Connecticut. Durante questo periodo egli spesso tenne conferenze e lezioni in università statunitensi e britanniche.

La casa di Twain a Hartford è un museo a lui dedicato e National Historic Landmark (Luogo di interesse storico nazionale). Twain visse l'ultima parte del XIX secolo a Elmira nello stato di New York dove conobbe sua moglie e aveva molti ricordi. Lui e molti membri della sua famiglia sono sepolti in una collina boscosa nel Woodlawn National Cemetery. Un piccolo studio ottagonale regalatogli ai tempi in cui viveva alla fattoria Quarry vicino a Elmira e nel quale scrisse parti di molti lavori è adesso nel college di Elmira.
Nella piccola città di Hannibal sono molte attrazioni che includono la casa della fanciullezza di Twain e le cave che in seguito esplorerà Tom Sawyer nelle sue avventure.
Nel parco di Disneyland un battello a vapore è stato battezzato Mark Twain.
Nel 2010 in occasione del 100º anniversario della sua morte la Montblanc gli ha dedicato una edizione limitata di penne.
(Il 30 novembre 2011, Google gli ha dedicato un doodle nella pagina iniziale del famoso motore di ricerca, in onore del suo 176° anniversario di nascita).

fb bassotti

postatoda manuel

gatti divertenti

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=3yusLlcKT24
   


di Giulio T

martedì 29 novembre 2011

Berlino, città delle start-up

POSTATO dal prof d’italiano:

Avete già studiato la Germania e Berlino in geografia? In caso di risposta affermativa, ma anche negativa, leggete questo articolo apparso su la Repubblica il 21 novembre 2011; anche se è un po’ difficile, vi darà sicuramente l’idea concreta di che cosa è Berlino in questo momento: la città più vitale al mondo.


Noi, ragazzi della Silicon valley d' Europa
Di Andrea Tarquini
BERLINO - Siliconallee, come una Silicon valley europea: così questi ragazzi-prodigio imprevisti chiamano Berlino, loro terra promessa. Il latte macchiato del mattino sulla Friedrichstrasse è il momento in cui si scambiano idee su nuovi affari online. A casa-ufficio, in localetti da sottoscala o in "iPad cafés", sparsi tra Mitte e Kreuzberg multietnica, fino a Prenzlauerberg zona di tendenza di Berlino Est, lavorano in rete come manager coreani. La sera, in barba al freddo, si festeggia al ritmo della movida prussiana, tra disco, concerti rock, caves e cocktail bar, insieme ai giovani colleghi polacchi, russi, cèchi, magiari, venuti da tutto la Mitteleuropa, ma ormai anche da Londra e dagli States. Sono giovani, figli del dopo-Muro se tedeschi,o cresciuti dopo la caduta della Thatcher o di Reagan se approdano qui dal Regno Unito. E qui appunto hanno trovato la loro Silicon Valley. Berlino, fine 2011: la capitale della Germania unita è diventata prima location europea delle aziende startup. Vola persino più alto della splendida e creativa Londra capitale culturale del mondo, e nella tempesta perfetta della grande crisi dell' euro i ragazzi imprenditori in erba della rete offrono lavoro ai loro coetanei, li strappano alla povertà. È partito tutto tre o quattro anni fa. Oltre cento aziende, alcune muoiono ma tante altre ne nascono ogni giorno, in totale sono qualche centinaio. Migliaia di addetti, un fatturato ancora da calcolare. «Berlino è cruda e diretta, devi adattarti ma ti offre le chances giuste», dicono gli esperti di www.deutsche-startups.de, il sito-agenzia punta dell' iceberg di questa rinascita, sorseggiando un cappuccino a Prenzlauerberg, mentre fuori al freddo le giovani "mamme in carriera" della new economy berlinese passeggiano spingendo carrozzine per la pausa. L' avventura è cominciata nei sottoscala, o in microlocali-magazzino di sì e no dodici metri quadrati. A Kreuzberg multietnica, la Notting Hill berlinese, a Prenzlauerberg all' est zona dei dissidenti dietro il Muro e oggi quartiere di tendenza, a Friedrichshain adiacente, a Mitte. Tutte zone giovanili, tutte nuove chances per i giovani. Nel 2003, già un pesante anno di crisi per l' economia tedesca, e poi ancor più in mezzo alla bufera internazionale del 2008-2009. Addio al bar accogliente, andiamo a vederli uno a uno, gli eroi della Siliconallee. Poco lontano, lavora il pioniere: Kai Bolik, quasi a disagio perché iniziò nel 2003 e ora si sente quasi vecchio tra i più giovani. In un sottoscala, ha fondato Game Duel, una start-up che ti fornisce online videogames da scaricare e tutto il software necessario, prodotto qui a Berlino-Siliconallee. «Abbiamo cominciato nove anni fa, poco più che per scommessa, adesso diamo lavoro a più di cento dipendenti, e vendiamo in tutta Europa e oltre», raccontano i suoi. Sono ancora tutti eroi sconosciuti, i pionieri di Siliconallee, ma dai sottoscala berlinesi si fanno avanti veloci sui mercati globali. Forse i più geniali sono i due giovanotti che vado a incontrare fuori dai confini dell' ex città del Muro, in una zona industriale tra le foreste di conifere del Brandeburgo, l' antica Prussia. Michael Bruck e Franz Dude si concedono una rara sosta: ufficio e produzione sono in un unico grande nuovo capannone industriale, furgoncini e tir si avvicendano, corrono a ritirare e consegnare il prodotto. E di che parliamo? Non ci credereste, di cioccolata fatta su misura. «Perché no? Cioccolata su misura come un abito o l' arredamento della casa, viva il buon gusto», dicono entusiasti i giovani fondatori di Chocri, la start-up delle leccornie. L' idea è semplice, in fondo: si sono creati un sito, là ti colleghi e leggendo online apprendi quante migliaia di tipi di cioccolata puoi desiderare e avere, in tavolette o praline. Fondente o al latte, ma non solo: sapore di mandarino o mango, di zenzero o di pistacchio, e via libera alla vostra immaginazione. Sul formulario dell' ordinazione online scrivi quale cioccolata ti sei inventato e vuoi assaggiare, loro te la producono. Quanta ne vuoi, nella confezione che vuoi. Paghi online, il tempo di produrle e poi praline o tavolette ti arrivano in Dhl o con Deutsche Post a casa. «Cominciammo in un ex officina a Mitte, pochi metri quadrati, all' inizio producevamo là, poi il volo della domanda ci ha soffocato, abbiamo dovuto trasferirci. Ci serviva spazio per produrre e distribuire», raccontano Michael e Franz. È una realtà nuova, sveglia e smuove Berlino tutta, la Siliconallee. Oltre mille berlinesi - giovani appena usciti di scuola, ma anche operai delle industrie chiuse nella crisi - hanno lavoro e reddito grazie a Zalando, il global player berlinese della moda online. Oltre mille dipendenti, spazi pubblicitari in prime time su reti tv pubbliche e network privati, vendite in tutta Europa. Scarpe da far sognare signore e "girlies", moda casual o anche elegante, ottima qualità e design ma a prezzi bassi. Spot spiritosi in tv, anche questo è un segreto: mostrano il postino con la bicicletta gialla che risveglia l' entusiasmo per la moda portando i pacchi Zalando nelle comuni del Sessantotto o in campi di nudisti. Ma a Berlino-Siliconallee incontri idee a ogni angolo della nuova comunità virtuale. Come tra i ragazzi di UPcload. Lavorano quasi nascosti in una stanzetta che devi raggiungere con un vecchio ascensore scricchiolante, lascito arrugginito dell' Est sovietizzato. Lo prendi arrivando in un cortile interno semiabbandonato della Humboldt Universitaet, la grande università di Berlino Est a Unter den Linden, a un passo dalla statua equestre di Federico il Grande fondatore di Prussia, adornata di fiori per il suo anniversario. Asaf Moses e Sebastian Schulze si godono una corta pausa mangiando hummus, pollo alle spezie e insalata. I clienti cliccano senza sosta, ogni richiesta è diversa. Di che cosa? Di abiti su misura. Asaf e Sebastian si sono inventati un sistema per usare la webcam per prendere le misure a qualsiasi cliente, così che il cliente si lascia misurare come dal sarto ma a casa, e ordina online e low cost abiti su misura di ogni suo gusto. «Abbiamo sempre avuto l' obiettivo di essere bravi e precisi come un sarto», spiega Moses. Misure prese, stoffa e accessori scelti, l' ordine va online in Israele, là l' abito viene confezionato, e per posta aerea ti arriva in corsa. «Berlino non pensa al futuro, vive correndo il presente», afferma Schuyler Deymann che con alcuni colleghi ha fondato un sito chiamato appunto Siliconallee. «Metti insieme le grandi radici culturali della città, i bassi costi, i mutamenti a velocità fotonica degli ultimi 20 anni e la massa di giovani migranti qualificati, ed ecco la miscela del successo». Solo la burocrazia è sotto il tiro delle start-up berlinesi: potrebbe essere più veloce. Facile capirlo: la loro vita quotidiana di imprenditori online e di nuovi giovani della Berlino unita corre veloce come un motore di ricerca. «Alcuni colleghi di altre città tedesche, magari più ricche di Berlino, ma meno cosmopolite, provano a venire a Berlino per le start-up e poi non reggono il fiato - dicono divertiti i ragazzi di deutsche-startups - perché se vieni da Monaco, ricca ma snob e tranquilla, e sei un imprenditore giovane la movida berlinese ti fa perdere la testa. Troppe distrazioni per fare affari. Secondo loro...».


Con il termine startup si identifica l'operazione e il periodo durante il quale si avvia un'impresa. Si tratta di solito di imprese appena costituite, nelle quali vi sono ancora processi organizzativi in corso. Nello startup possono avvenire operazioni di acquisizione delle risorse tecniche correnti, di definizione delle gerarchie e dei metodi di produzione, di ricerca di personale, ma anche studi di mercato con i quali si cerca di definire le attività e gli indirizzi aziendali.
Lo startup può anche essere collegato ad una offerta pubblica di vendita, ovvero a quell'operazione con la quale un'impresa immette sul mercato titoli propri, come le azioni. Questa operazione può essere concomitante con lo startup, in quanto un'azienda può decidere di quotarsi alla borsa valori proprio per agevolare la raccolta di capitale per avviare i propri processi produttivi.
Le startup company, solitamente, presentano un alto rischio, ma anche una maggiore prospettiva di guadagno: infatti questo tipo di compagnie, in caso di successo, possono essere vantaggiose in quanto, essendo state appena avviate, utilizzano generalmente una limitata quantità di capitale, lavoro e terreni. (da Wikipedia)





Nella foto: Postdamer platz a Berlino
(un posto magnifico, che mi è piaciuto molto, quando l'ho visto l'anno scorso)

ILLUSIONI OTTICHE: che ci crediate o no io sono rimasta sconvolta!!!!!!!!

POSTATO DA: Francesca :D


http://youtu.be/2shZtpY1DTs



la finale è stupenda!!!!!!!!!! guardateloooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

lunedì 28 novembre 2011

(laura chiatti e fiorello) intepretazione twilight

postato da Manuel
http://youtu.be/SpRtEYEtx-Q  

Congo: la foresta che rischia di sparire

POSTATO dal prof d’italiano:

Articolo pubblicato su la Repubblica il 21 novembre 2011


Congo
Quel cuore verde dell'Africa che rischia di sparire
Di Antonio Cianciullo
Le ferite della foresta si vedono solo dall'alto. Il Cessna a sei posti che decolla da Yaounde, la capitale del Camerun, impiega due ore e mezza per sorvolare il bacino del Congo fino alla riserva di Dzanga Sangha, 50 chilometri al di là del confine, nella Repubblica Centrafricana. Sulle mappe questo spazio è segnato in verde perché è considerato una massa di vegetazione compatta, una salda barriera tra le megalopoli in espansione e i deserti che avanzano. Ma le mappe mentono. Appena l' aereo raggiunge i 600-700 metri di quota, appaiono le lacerazioni che sfregiano il tessuto fitto degli alberi. Sono piccole strade dall'aria innocua, piste in terra battuta costruite per catturare qualche briciola di un tesoro naturale che appariva infinito. Anno dopo anno però si sono moltiplicate fino a formare una ragnatela. Ogni via ha generato grappoli di case e attorno alle case si sono allargate radure in cui la protezione umida offerta dal mantello verde ha ceduto il passo alla morsa arida del sole. Squarci che di tanto in tanto si dilatano: sono segherie che hanno rubato altro spazio chiedendo impianti di produzione elettrica, che a loro volta hanno bisogno di altre strade per far passare i camion, i materiali, gli operai. «Questi operai spesso si trasformano in disperati all'assalto della foresta», spiega Bryan Curran, un antropologo che lavora nella riserva di Dzanga Sangha. «Nel villaggio qui vicino, a Bayanga, ormai ci sono 4 mila persone: per l' 80 per cento vengono da fuori. Erano stati chiamati da una società che aveva deciso di aprire uno stabilimento di lavorazione del legno: nel 2005 ha chiuso e loro si sono trovati senza niente. Cosa pensa che abbiano fatto? Si sono procurati un'arma e hanno cominciato a cacciare di frodo». Una pila di questi fucili, strumenti artigianali confiscati ai bracconieri, si trova nel deposito delle eco guardie, 42 persone chiamate a sorvegliare 466 mila ettari di foresta. Il risultato di questa missione impossibile è evidenziato dall' enorme catasta di zanne sequestrate, una piccola parte dell'avorio diretto ai mercati clandestini. Con i prezzi attuali ogni chilo vale più di un anno di lavoro nei campi. Un'attrazione che diventa fatale quando ai disperati si aggiungono i trafficanti armati di kalashnikov. Mitragliatori contro machete perché in Camerun le guardie forestali sono disarmate. «Per prendere i bracconieri abbiamo un' unica possibilità: sorprenderli mentre riposano», racconta Anourou Ousman, che per 100 dollari al mese rischia la vita tutti i giorni. «Li seguiamo per ore senza farci vedere, finché si fermano. Appena hanno posato i mitragliatori abbiamo a disposizione una manciata di secondi: dobbiamo bloccarli prima che riescano a riprendere le armi. Non sempre va bene. Un mio amico è morto due mesi fa: lo hanno catturato e torturato». E i pericoli non sono legati solo al bracconaggio, ricorda David Hoyle, direttore del Wwf Camerun. Alla pressione dell'industria del legno si è aggiunta quella delle società che cercano ferro, oro, bauxite, diamanti, petrolio. Nel mondo la fame di materie prime aumenta e nella partita si è inserita la Cina con un crescendo impressionante di investimenti. Poi ci sono le coltivazioni di olio di palma: sono arrivate richieste per un milione di ettari, un milione di ettari di foresta da radere a zero. Assieme agli alberi rischia di scomparire la cultura dei bayaka, i pigmei che per secoli hanno vissuto usando le piante come dispensa e farmacia. Tra le centinaia di vegetali utilizzati dal popolo delle foreste ci sono il kokò, un'erba dal vago sapore di fagioli; le liane che contengono un'acqua simile a quella distillata; il bossò, una corteccia che si usa per curare le carie; il mokata, un viagra naturale. Per cancellare questa enorme ricchezza naturale basta poco: con qualche colpo di machete e mezz'ora di motosega si trasformano in parquet alberi secolari facendo salire il conto delle emissioni serra. La deforestazione è responsabile del 13 per cento dei gas che minacciano la stabilità climatica - precisa Riccardo Valentini, direttore del Dipartimento scienze forestali dell'università della Tuscia - e il bacino del Congo perde ogni anno 700 mila ettari di verde. «Per salvare questo patrimonio dell'umanità stiamo lanciando anche in Italia, con l'arrivo di Yolanda Kakabadtse, l'ex ministro dell' Ambiente dell' Ecuador che si è battuta per inserire nella costituzione la difesa della natura come misura del benessere, la campagna per la protezione del cuore verde dell'Africa», annuncia Isabella Pratesi, responsabile Wwf per la conservazione. «Il bacino del Congo è l'Amazzonia africana: con i suoi 2 milioni di chilometri quadrati, sette volte l'Italia, è la seconda foresta pluviale al mondo. Ospita 10 mila specie vegetali, 400 specie di mammiferi, 1.000 di uccelli, 1.300 di farfalle e specie simbolo come il gorilla, il leopardo, lo scimpanzé, l'elefante delle foreste. Non possiamo lasciarlo distruggere dai bracconieri e da chi vuole strappare alla terra le ultime gocce di petrolio».


Talento o impegno?

POSTATO dal prof d’italiano:

Articolo pubblicato su la Repubblica il 21 novembre 2011
Talento: Fuoriclasse per natura 'L' impegno non basta'
Di Angelo Aquario


NEW YORK - Addio sogni di gloria: Mozart si nasce e non si diventa. La notizia rischia di gettare nello sconforto legioni di genitori che spendono tempo (dei figli) e denaro (loro) nella speranza che il cucciolo o la cucciola possano un giorno emulare il genio: ma almeno renderà giustizia a quei poveretti costretti a sfiancarsi in ore e ore di lezioni. Uno scienziato ci aveva addirittura coniato una legge: la "regola delle 10mile ore". K. Anders Ericcson aveva scoperto che in una scuola di provetti violinisti i più bravi alla fine risultavano quelli che avevano collezionato più di 10mile ore di pratica. Quelli che avevano accumulato "solo" 8mila ore figuravano al secondo posto: mentre gli sfaticati fermi a quota 5mila erano condannati alla bravura - per carità ma senza eccellenza. Risultato: la pratica conta più del talento. Anche tu Einstein: basta volerlo. E invece no. Dicono adesso David Z. Hambrick ed Elizabeth J. Meinz che il talento conta: eccome. Un gruppo di superpianisti è stato invitato a leggere senza preparazione una serie di spartiti. La prima parte dell' esperimento sembrava dare ragione alla legge delle 10mila ore: quelli che avevano più pratica alle spalle facevano meglio degli altri. Ma nella seconda parte ecco la sorpresa. Ta i migliori ancora meglio ha fatto chi possedeva maggiore working memory capacity": cioè la capacità di collezionare e processare dati nello stesso tempo. I pianisti con più "memoria attiva" sono infatti capaci di leggere - anticipandole più note e più velocemente: sono insomma più bravi. I due psicologi sanno benissimo che adesso passeranno per dei guastafeste. Nel breve saggio pubblicato dal New York Times riconoscono che la teoria secondo cui il talento è un lento apprendistato è più gradita in una civiltà - come la nostra e soprattutto quella americana - intrisa di meritocrazia. La coppia addita anche un paio di bestseller che hanno contribuito a popolarizzare l' ipotesi. E cioè "Fuoriclasse. Storia naturale del successo" di quel Malcolm Gladwell firma del New Yorker". E poi "The Social Animal" del columnist proprio del New York Times David Brooks. Ma le librerie di mezzo mondo sono invase da anni da manuali che invitano a mettere da parte il vecchio Quoziente d' Intelligenza e concentrarsi nell' esercizio: come "La trappola del talento: da Mozart a Tiger Woods è il duro lavoro a fare di te un genio" in cui Colvin Geoff per la verità sul secondo esempio casca male. Non solo. In "The Talent Code" Daniel Coyle ci spiega che è tutto merito della "mielina" che fa girare i neuroni: e quindi una capacità innata visto che è prodotta da quella "materia bianca" di cui abbondava per esempio un certo Albert Einstein - che pure a scuola odiava la pratica. Mentre i filosofi ci spiegherebbero che la teoria del genio che si conquista è l' ultimo prodotto di quel pensiero che dal libero arbitrio di Agostino passando per la tabula rasa di John Locke arriva all' etica protestante in cui Max Weber individuò nel successo di sé lo spirito del capitalismo. E i biologi replicherebbero invece che la battaglia tra esercizio e talento è solo l'ultimo esempio del conflitto tra natura e cultura: geni si nasce o si diventa? Ecco, è proprio questa la domanda fondamentale: e non ci vuole un genio, né chissà che talento, per capire che purtroppo non ci riguarda.


mercoledì 23 novembre 2011

I migliori salvataggi...

POSTATO da Giovanni Piovesan:

Questi salvataggi di pallavolo sono i migliori nella storia di questo sport!

http://youtu.be/-nnu104EZJo

Coldplay- Every Teardrop is a Waterfall

POSTATO da Veronica
Dovete assolutamente ascoltare questa canzone!!!!
http://youtu.be/fyMhvkC3A84 

LA CALANDRA

POSTATO da Veronica:
LA CALANDRA


SISTEMATICA
La calandra ha 4 sottospecie:
Melanocorypha calandra calandra
Melanocorypha calandra hebraica
Melanocorypha calandra psammochroa
Melanocorypha calandra gaza


ASPETTI MORFOLOGICI
La calandra è un alaudide dalla corporatura massiccia dalla lunghezza che oscilla tra i 17-20 cm.
Ha un becco massiccio e giallognolo e una caratteristica larga macchia nera ai lati del collo(quest' ultima variabile in dimensione e forma). Parti superiori grigio-brune striate di nero e parti inferiori chiare. La pagina inferiore delle ali è nera bordata di bianco.

DISTRIBUZIONE E HABITAT
La calandra è possibile osservarla in quasi tutta Europa, Asia, ed Africa del Nord; in Italia nidifica nel meridione, con prevalenza della Penisola salentina, Sicilia, e Sardegna. I suoi habitat preferenziali sono gli spazi aperti, come pascoli, campi coltivati, e praterie.

VOCE
La calandra ha la straordinaria capacità di imitare innumerevoli versi, come del resto sanno fare diversi alaudidi. Solitamente canta elevandosi alta nel cielo e sfarfallando le ali.

RIPRODUZIONE
Nidifica per terra come tutti gli alaudidi. I pulcini escono dal nido prima ancora di saper volare e necessitano delle cure dei genitori per ancora qualche giorno.








martedì 22 novembre 2011

Uno zoo di divertimenti

POSTATO DA : Giovanni Piovesan
 ...hem.... guardate questo!!!!
                                                                                                                                                   
http://youtu.be/ZGGB0iGEjys

Bambini e Internet

POSTATO dal prof d’italiano:

Due articoli interessanti su bambini e Internet, pubblicati da la Repubblica il 20 novembre 2011.
Bimbi su Internet, la svolta dei pediatri - Anche a 7 anni se i genitori vigilano
Di Vera Schiavazzi


Dieci anni sono troppi per iniziare a usare Internet, meglio farlo a sette, seguendo l'esempio di Danimarca e Svezia: la presenza di un adulto resta indispensabile, ma l'accesso precoce al computer potrà evitare un ritardo, quello italiano, che rischia di diventare un vero e proprio svantaggio sul piano della conoscenza. L'invito arriva dagli Stati Generali della Pediatria italiana, dove ieri è stata presentata Eu kids Online, la più grande ricerca mai realizzata (25 paesi coinvolti e 25.000 ragazzi tra i 9 e i 16 anni intervistati, nel quadro del Safer Internet Programme dell'Unione Europea). E anche se usare il pc per due ore al giorno o più resta fortemente controindicato, la linea degli esperti è cambiata: non meno, ma meglio. «Nonostante dati che possono destare preoccupazione è giunto il momento di proporre un uso positivo della rete - spiega Alberto Ugazio, il presidente della Sip, la Società italiana di pediatria che ha promosso gli Stati Generali - La ricerca mostra anche come i ragazzini italiani utilizzino la rete come strumento di conoscenza meno dei loro coetanei (solo il 49 per cento dispone di un collegamento a scuola, contro una media europea del 63). E l'81 per cento dei genitori di chi ha visto o ricevuto immagini offensive ignora che il fatto sia avvenuto». Molti sono gli usi positivi: l'85 per cento degli intervistati italiani si serve della rete per le ricerche scolastiche, per giocare (83%), per comunicare con gli amici (62%), mentre il 57% ha almeno un profilo personale su un social network. Restano temibili i rischi di cyber-bullismo (il 6 per cento ha ricevuto messaggi offensivi), la pornografia (il 7 per cento dichiara di aver visto immagini a sfondo sessuale) e il sexting (il 15 per cento del campione ha ricevuto o inviato immagini a carattere sessuale). Come rimediare? I pediatri italiani hanno messo a punto un Manifesto, il primo che non si limita a suggerire divieti ma avanza proposte concrete di media education. Cominciando dagli strumenti: Banda Larga ovunque (oggi la copertura ha da poco superato il 21%, contro il 26 per cento della media europea), una Lim (lavagna interattiva multimediale) in ogni aula mentre oggi ne esiste soltanto una per scuola, l'aggiunta di e-book ai testi tradizionali. Ma, soprattutto, gli esperti della Sip (che ieri hanno ricevuto l'adesione di altri soggetti coinvolti nel rapporto tra rete e bambini, come gli agenti della Polizia Postale) ritengono che l'uso "precoce" della tecnologia consentirebbe di pensare al web come a uno degli strumenti indispensabili all'educazione. «La mediazione di un adulto, insegnante o genitore, resta indispensabile - sottolinea il presidente della Sip - ma occorre cominciare fin dalle prime classi elementari. Per farlo serve investire sulla formazione dei docenti, sapendo che quanto si impara a scuola si rifletterà sull'intera società, come nei progetti come "Nonni al computer", dove gli allievi delle scuole medie insegnano agli anziani». Ultimo tassello, le lezioni videoregistrate, per usarle a casa senza limiti di tempo.


Lo psichiatra Pietropolli Charmet: “I piccoli sono consapevoli, ma molte mamme no”
“L’amico sul web oggi diventa una ricchezza”

«Le proposte dei pediatri sono ottime. Ora bisogna fare un passo in più e ammettere che il web può essere uno strumento utile non solo per la scuola e lo studio, ma anche sul piano affettivo e relazionale». Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra e psicoterapeuta, uno dei massimi esperti italiani del rapporto tra rete, bambini e ragazzi, commenta così il “manifesto” lanciato ieri.
I dati confermano che molti adolescenti sono indifesi sul web. Non lo ritiene un pericolo?
«Ritengo gli incontri in rete molto meno rischiosi di quelli reali, che possono avvenire per strada, all’uscita da scuola e dal centro sportivo. La seduzione diretta, reale, può essere ben più coinvolgente di quella online. Soprattutto, penso che la migliore difesa sia la consapevolezza. Molti ragazzini ce l’hanno già e possono difendersi, molte mamme sono indietro e devono acquistarla».

POST SCRIPTUM:
Per quello che può valere la mia opinione, ho avuto modo di leggere altre cose di questo “massimo esperto” e, devo dire la verità, mi è sembrato parecchio banale e per di più anche molto presuntuoso. Prendiamo pure le sue parole per buone, ma lasciatemi coltivare qualche dubbio nei suoi confronti.
(Il prof)

lunedì 21 novembre 2011

Twilight - Breaking Dawn Parte 1

POSTATO dal prof d’italiano:

Non conosco né i libri né i film di questa saga di vampiri, che piace tanto alle mie alunne. Non posso quindi esprimere un’opinione valida. Ho cercato un po’ in giro qualche informazione sull’ultimo film in circolazione in questi giorni e ho deciso di postare qui ciò che ho trovato (per i miei alunni e anche per i loro genitori).


Recensione di Marianna Cappi sul sito mymovies
Isabella Swan e Edward Cullen si sposano, mormorano i loro sì in sordina durante una cerimonia tradizionalmente elegante, che per una volta riunisce tutti, umani e non, Jacob compreso. Il viaggio di nozze in Brasile si conclude con una gravidanza inaspettata, per un verso miracolosa (il padre è un non morto), per l'altro pericolosa, per il ritmo di crescita del feto e il rischio a cui è sottoposta la madre. Se Bella non sente ragioni e vuole tenere il bambino, Edward e molti della sua famiglia vorrebbero invece dissuaderla.
Sulla saga della Bella e delle bestie la Meyer ha versato fiumi d'inchiostro, solo "Breaking Dawn" conta più di 700 pagine, ma occorre essere onesti e dare al cinema il merito di aver senza dubbio migliorato la carta, che quanto a stile lascia a dir poco a desiderare. Per il capitolo finale, la regia passa a Bill Condon, che non fa sfoggio di virtuosismi ma bada alla storia e traghetta quelli che solo due anni fa erano liceali ai primi sospiri verso un'età improvvisamente adulta, fuori dalla famiglia d'origine dentro una famiglia creata in autonomia e antropologicamente mutata.
Nonostante l'apertura sulla cerimonia (la sequenza peggiore del film), la vicenda non rinuncia certo al triangolo e anzi lo estende al massimo (con Edward e Jacob uniti nella pratica ginecologica) fino a fargli mutare forma, nel finale. Se negli altri film il melodramma di base s'ibridava volentieri con il teen movie o l'action, qui è l'horror che fa capolino, nelle crude scene della gravidanza della protagonista, minacciata di morte dall'interno del proprio corpo, spolpata ben oltre il limite dell'anoressia grave perché la fiaba di Biancaneve possa compiersi al contrario e il morso, anziché il bacio, possa portare la salvezza e la floridezza attraverso la veglia eterna.
Lei, è vero, è giovanissima, lui teoricamente centenario, ma la verità è che a questo livello di cose l'età non conta, e forse quanti anni hanno i suoi due pupilli non se lo ricordava nemmeno la Meyer: sono fuori dal tempo, esseri ridotti ad archetipi. Ma non è un bene. Che questo capitolo, infatti, sia probabilmente migliore del precedente o certamente migliore del precedente del precedente è una verità relativa, perché tutto è corrotto dal vizio capitale della saga: l'ansia di non dispiacere a nessuno. Dal vestito da sposa di Bella, che non può deludere le fan, alle scene della consumazione, che non possono quasi esistere (pena la scure del divieto ai minori), un film dopo l'altro, l'operazione Twilight si è infilata in un tunnel in cui la ricerca del consenso ha divorato la possibilità di dare al prodotto una personalità cinematografica originale e il disturbante (stiamo pur sempre parlando di vampiri) ha lasciato il posto all'ordinario.

Recensione di Federica Aliano in Film.it
Lento fino alla dilatazione parossistica, illuminato come farebbe Duccio, il direttore della fotografia di “Boris”, la più intelligente fra le serie TV italiane, che “smarmella tutto”, “Breaking Dawn – Parte 1” inizia il cammino sul viale del tramonto della Twilight Saga.  
Matrimonio, luna di miele con tanto di scene di sesso ormai casto e legalissimo, Bella che resta incinta (e che meraviglia: a diciotto anni sei fertile come un terreno vulcanico) e tutto ciò che ne consegue. Con una colonna sonora in stile telenovela sudamericana che fa da tappeto senza sosta. Per dividere in due parti un tomo che sarà pure corposo, ma è anche prolisso, si è giunti a una vuotezza, a tempi morti, battute recitate con i primi piani sulle espressioni esasperate, una lentezza narrativa che mai nei primi tre film si erano raggiunti.
Ai Twilighters tutto ciò che segue non importerà, ma l’assunto di base è così reazionario da far paura: se pensiamo a tutte le giovani e plasmabili menti che hanno letto questa storia, c’è da temere generazioni di antiabortisti e pro life a ogni costo. In compenso temi forti come l’amore e l’amicizia, complementari e non anteposti, sono forti in Bella com’erano nei libri. Mai come questa volta il testo di partenza è stato tradito – non si poteva certo mostrare la protagonista a letto con gli occhi chiusi per tutto il tempo – ma se solitamente questo comporta una migliore sceneggiatura, lo stesso non può dirsi per il quarto lavoro di Melissa Rosenberg.
La recitazione dei tre protagonisti si fa sempre più incerta: alle prese con dialoghi a cui loro stessi non credono, sono più che mai monoespressivi e bidimensionali. Nonostante gli effetti speciali siano più curati che nei precedenti film, Bill Condon sembra non saper adoperarli al meglio. Ne esce fuori il film meno avvincente dell’intera saga (finora), difficile da seguire se non si è letto il romanzo, ma anche a causa di un amore raggiunto, coronato e ormai consumato che quindi diventa non-narrativo. Non c’è più niente che ci interessi, nemmeno il seguito annunciato dalla scena dopo i titoli.

Recensione di Roberto Nepoti su la Repubblica
Come è stato per Harry Potter, esce suddiviso in due parti anche il capitolo finale della saga che fa sospirare le ragazzine del mondo globale, e relative mamme.
Finalmente Bella si decide a convolare col tenebroso vampiro Edward, anche se ciò fa impazzire di gelosia Jacob, il ragazzo-lupo. La coppia va in luna di miele tra mari e tramonti: poi si abbandona alla passione e lungo repressa: anche se le tanto annunciate scene di sesso sono state sforbiciate al montaggio, per non giocarsi il pubblico dei minori. Poco dopo Bella si avvede di essere incinta. Trattandosi di feto ibrido tra umano e vampiro, la gravidanza è delicata. Però Bella preferisce rischiare la vita pur di non rinunciare alla maternità; ed ecco che quello che sembrava un eterno spot a favore della verginità si trasforma in uno spot contro l’aborto. A parte gli atteggiamenti crepuscolari, la faccenda ha ben poco a che fare con la mitologia vampiresca: quella che domina è un’altra mitologia, radicata in età adolescenziale: amore = pericolo. Ma questi sono vampiri imborghesiti e benpensanti. Umani, troppo umani.

"Hidden Heroes" a Londra

POSTATO dal prof d’italiano:

Un interessante articolo, apparso su la Repubblica il 15 novembre 2011, dedicato a una mostra al Museo delle Scienze di Londra sui piccoli capolavori di design.

DALLA ZIP AL POST-IT
LA RIVOLUZIONE DELLE PICCOLE COSE
di Irene Maria Scalise


Nati come umili oggetti sono diventati gli eroi di ogni giorno. Senza di loro la nostra vita non sarebbe stata la stessa: la matita, il Post-it, il metro, il ciuccio per il bebè, l’ombrello, il preservativo, la graffetta, il fiammifero. Oggi sembra impossibile non poterli adoperare in ogni momento. Sono tutti semplici, semplicissimi. Li diamo per scontati ma sono capolavori di design. E, per celebrarli, il Museo delle Scienze di Londra ha organizzato la mostra Hidden Heroes (sino al 5 giugno 2012). Cosa hanno in comune questi trentasei “eroi nascosti”? Sono efficaci, indistruttibili, longevi, economici. Di più, spiegano gli organizzatori: «Il loro segreto è che sono tutti a prova di idiota e, una volta che li vedi, sai come usarli».
Ma se sono elementari da usare, non è stato altrettanto intuitivo inventarli. Anzi. Spesso, dietro di loro, ci sono ingegneri, scienziati, studiosi. Qualche volta anche il caso. Più spesso tentativi ripetuti all’infinito per arrivare alla perfezione finale.  Pochi sanno che prima di arrivare al disegno dell’attaccapanni, tra il 1900 e il 1906, sono stati emessi 190 brevetti. Mentre per ideare il primo “stop” destinato al fissaggio, nel 1919, fu necessaria la competenza di John Joseph Rawlings, un ingegnere londinese chiamato a ideare impianti elettrici presso il British Museum. E ancora un ingegnere svedese, e un sarto americano, sono gli artefici della prima chiusura lampo. Il primo la ideò come “fermo separabile”, nel 1917, e il secondo la applicò alle tasche dei marinai americani: in un solo anno ne furono vendute 24mila.
C’è un errore, o meglio un insieme di casualità, dietro la nascita del Post-it. Prima di lanciare sul mercato i foglietti gialli un ricercatore della 3M, Spencer Silver, aveva ideato una colla adesiva non abbastanza forte. Una decina di anni dopo un collega dello stesso Silver, Arthur Fry, stanco di segnalibri scivolosi tra il suo libro di preghiere, recuperò quella colla di pessima qualità e la spalmò su dei quadratini di carta colorata. Era arrivato il primo Post-it.
La piccola setta religiosa degli Shaker, alla ricerca di un qualcosa di semplice e non vezzoso per fissare gli abiti, ideò nel ‘700 la prima molletta. Era in legno e non aveva ancora la molla che fu aggiunta, in un secondo momento, da un costruttore di strumenti musicali per soddisfare le richieste della moglie. Si conta una sola donna tra i geni nascosti celebrati a Londra. È la casalinga tedesca Melitta Bentz che, nel 1908, ideò il primo filtro da caffè usando della carta assorbente perforata. Ha un’origine lontanissima la prima matita, realizzata dai pastori che usavano la grafite per marchiare il bestiame e, dopo aver visto che il segno poteva essere cancellato con della mollica di pane, cominciarono ad usarla sulla carta. C’è addirittura Napoleone dietro la nascita del metro: esasperato dalla mancanza di organizzazione nelle misure, aveva istituito una commissione apposita che disegnò il primo sistema metrico.
Ma non è tutto. Nella selezione, che è stata realizzata in collaborazione con il Vitra Design Museum in Germania, trovano spazio le pantofole di gomma infradito, il cerotto, la penna bic, i tappi per le orecchie, il fiammifero, il rossetto. Tutti oggetti molto lontani dalle moderne tecnologie. Ma che, proprio per la loro semplicità, sono destinati a durare molto di più di quelli apparentemente più sofisticati. «Quando l’iPhone sarà un dinosauro», concludono gli organizzatori, «l’elastico sarà ancora utile. La fine dell’iPhone, infatti, è segnata dal fatto che non è abbastanza semplice per durare».

Vita da galline

POSTATO dal prof d’italiano:

Se non sei interessato alle condizioni di vita delle galline, non leggere questo articolo, apparso su la Repubblica il 7 novembre 2011.


2012, galline libere meno uova, più buone
Di Jenner Meletti
MELDOLA (Forlì) – La direttiva 74 del Consiglio europeo, approvata non ieri l'altro ma nel luglio 1999 «per la protezione e il benessere delle galline ovaiole», è precisa: dal primo gennaio 2012 tutte le ovaiole d' Europa - 49 milioni solo in Italia - debbono essere tolte dalle gabbie. Ma la liberazione deve attendere. Quel giorno - sognato anche nel film "Chicken Run", galline in fuga - non verrà così presto: quasi 12 anni non sono bastati ai padroni dei pennuti per aprire i piccoli recinti dove le galline possono solo mangiare, bere e fare uova, senza nemmeno la possibilità di aprire le ali e darsi una scrollatina. In Italia solo il 44,1% degli impianti è già in regola. E così le galline continuano a entrare in gabbia a 4 o 5 mesi e ne escono dopo 13 o 14, ma solo per andare al macello. Trecento uova all'anno, contro le 130 di quando erano libere nei pollai di una volta. Non tutti i Paesi sono però in ritardo. Germania, Austria, Slovenia e quasi tutta l'Inghilterra hanno già aperto le loro gabbie e chiedono che per i ritardatari italiani, francesi, spagnoli e polacchi non ci sia alcuna proroga. Le galline "libere" costano il 20% in più, i produttori vecchio stampo farebbero concorrenza sleale. E così si sta scatenando la guerra delle uova. Gian Luca Bagnara, assessore alle politiche agroalimentari della Provincia di Forlì - una capitale, per le galline italiane - cerca di difendere gli industriali dell' uovo, «ma solo quelli che hanno almeno avviato la trasformazione degli impianti». «Lo Stato italiano - dice - ha recepito la Direttiva del 1999 solo nel 2003 e l'ha trasformata in legge nel 2004. Ma nel due anni successivi c'è stata la crisi dell'influenza aviaria, che ha fatto crollare i prezzi. Poi nel 2008 è arrivata la crisi finanziaria e le banche non hanno più dato credito. Gli industriali italiani stanno discutendo un piano con il ministero dell'Agricoltura: si impegnano ad applicare la Direttiva entro 3 anni, ma debbono dimostrare di avere già iniziato i lavori per il benessere delle ovaiole. Chi non ha fatto e non fa nulla, deve chiudere. Speriamo che la proposta sia accolta». Benessere, per queste galline, a dire il vero non significa libertà di razzolare nei prati. Nella gran parte dei casi - conferma Anna Maldini, presidente di Assoavi - si tratta di mettere gabbie "arricchite" al posto di quelle tradizionali. Là le galline hanno a disposizione non 550 centimetri quadrati (meno di un foglio A4, per dare l'idea) ma 750 centimetri, e in più un nido di plastica, una lettiera, un trespolo, un gratta unghie. «Per mettere queste nuove gabbie - dice Anna Maldini - dobbiamo però allargare o alzare i capannoni, e i Comuni non sempre danno i permessi. Altrimenti dobbiamo togliere galline dalle gabbie tradizionali: tre galline invece di cinque, e questo significa fallimento. L'altra soluzione, scelta dalla minoranza degli allevatori, è quella delle voliere. Le galline possono uscire dalla rete, ma restano comunque chiuse nel capannone». Gli allevatori inglesi hanno ristrutturato tutto e non sono falliti. E adesso chiedono che gli altri Paesi rispettino le regole. «L'Inghilterra - dice Gian Luca Bagnara - ha chiesto che le uova di allevamenti irregolari vengano tolte dal mercato del fresco e che possano essere consegnate solo all'industria di trasformazione, a metà prezzo. La Germania ha chiesto che a queste uova venga tagliato il codice di commercializzazione, in modo che non possano essere vendute all'estero. Se raggiungono l'obiettivo, noi siamo fuori mercato». Per cambiare gli allevamenti occorrono 20-25 euro per gallina. Per 100mila galline - l'allevamento medio italiano - servono 2,5 milioni. Ma c'è una scappatoia, tutta italiana. L'articolo7 del decreto legislativo 267 del 2003 prevede, per chi non adegua gli impianti e continua a produrre, una multa di soli 1.500 euro, per azienda, quale sia il numero dei capi. «I produttori stessi hanno chiesto l'inasprimento delle pena. Fra un investimento di 2,5 milioni e una multa di 1.500 euro, cosa sceglieranno i furbetti dell'allevamento?». In Italia si consumano 12 miliardi di uova all'anno, 220 a testa. Luca Monaldi, della Fr. Monaldi spa di Petritoli (2 milioni e 200.000 ovaiole solo in Italia) è stato fra i primi ad avviare l'allevamento a terra e non solo in gabbia "arricchita". «Proponiamo ai contadini che hanno capannoni vuoti di trasformarli in ricovero per le galline che potranno poi correre libere all'aperto. Entro il prossimo anno il 50% delle nostre galline vivrà così. Ma gli investimenti sono altissimi e la richiesta di Inghilterra e Germania di non concedere nessuna proroga rischia davvero di portarci al disastro». Ma non bastano decreti o proroghe, per uscire dalla crisi. «Bisogna rivalutare l'uovo. Fa bene alla salute, due uova sono un pasto vero. Non si possono comprare, all'ingrosso, con pochi centesimi». Fino a metà degli anni '60 un uovo costava come un caffè, come un giornale. Ora con 1-1,10 euro si comprano - all'ingrosso - 16 uova. Solo pagando di più si può dare una mano al sogno delle Galline in fuga. Almeno dalle gabbie.



illusioniottiche

di giulio t



http://youtu.be/2shZtpY1DTs

sabato 19 novembre 2011

illusioni... da maghi

POSTATO DA: Giovanni                                                                                                                          Le linee orizzontali sono parallele?

...SI!!


guarda questo...
Fissa la lampada per almeno 30 secondi.
Poi, immediatamente, fissa una parte bianca dello schermo o un foglio di carta.

Dovresti vedere una lampada accesa!

...Ecco cosa vuol dire :"mi si è accesa una lampadina"

che idea!!!!!
e per ultimo... la zeta, schezo!!!...
Posiziona il puntatore del tuo mouse sulla crocetta al centro del disegno.
Focalizza il puntatore del tuo mouse e concentrati su di esso per almeno 60 secondi.
Non spostare gli occhi. Continua a fissare il puntatore e la crocetta!

Dopo almeno 60 secondi clicca sul tuo mouse.
I quadrati colorati scompariranno e vedrai immagini fantasma di diversi colori...!

 

tranello a COLORI

POSTATO DA: Giovanni                                                                                                                                                           Guarda il testo qui sotto e leggi dicendo il colore della parola e non la parola stessa.



GIALLO BLU ARANCIONE
NERO ROSSO VERDE
VIOLA GIALLO ROSSO
ARANCIONE VERDE NERO
BLU ROSSO VIOLA
VERDE BLU ARANCIONE


Perché è così difficile?
Perché la metà di destra del tuo cervello cerca di dire il colore,
mentre la metà di sinistra cerca di dire la parola.

LE POESIE DEL PROF

POSTATO DA: Giovanni
Queste sono delle poesie che il prof Stecca a " inventato":

- è arrivata la primavera
   l' erba cresce verde,
   i fiori del pesco stavano per sbocciare
   nel cielo le rondini
   volano insieme felici.

-Vorticoso vento veloce dove vai?
   giungi dai prati lontani dell'Oceano
   e corri verso le terre lontane
   della Russia deserta
   dove lo Zar sogna la sua Zarina.

Che belle poesie, lui è un poeta nato!!!!

Progetto scolastico BEST FOOD GENERATION- LA TRIBù DELL' EXPO

POSTATO DA: Giovanni
Il professore Renato Matuozzo ci ha proposto (e alla seconda C) un progetto scolastico riguardante L'alimentazione.
Questo progetto sull'alimentaione sevirà come approfondimento sul programma di quest' anno:

NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA
Entro Gennaio 2012, ogni classe iscritta riceverà un KIT che illustrerà il progetto , le modalità di partecipazione ed i premi. I ragazzi dovranno realizzare un elaborato delicato al tema della " varietà della corretta alimentazione", con qualsiasi tecnica o linguaggio artistico e senza limiti di materiali e di dimensioni: disegno, dipinto, collage, oggetto, racconto, ricetta, meù, filmato, servizio fotografico ecc...
I premi saranno consegnati da una commissione Expo e Rio Mare che sceglierà i 12 lavori più meritevoli,entro il 27 Aprile 2012.Quindi, diamoci dentro!!!!
L'obbiettivo:far si che tutti, sopprattutto i giovani, arrivino preparati a Expo Milano 2015 per essere protagonisti.

Un' alimentazione sana e sicura per tutti,è questo che interessa il progetto.Rappresenterà un' eccezionale opportunità di scambio di conoscenze ed educazione su temi centrali per la vita dell'uomo, come ben espresso dal titolodella manfestazione:
"NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA PER LA VITA"
Per questo motivo è fondamentale coinvolgere fin da oggi le generazioni del futuro i nostri ragazzi, attraverso la scuola e la familia, gli ambiti più importanti per la loro crescita e formazione, iniziando così un rapporto che ci porterà insieme ad aprire le prte dell' esposizione. (Rio Mare  a condiviso lo spirito della manifestazione contribuuendo con la propria esperienza e i propri valori ) 



















 

UNA GUERRA SENZA GUERRA

POSTATO DA:Giovanni                                                                                                                             Ero convinto di aver trovato un capitolo importante delle storia d'europa e invece .... era una bufala!
Iniziò così. Durante la guerra civile Inglese, le truppe fedeli al parlamento combattevano contro quelle fedeli al re che, cacciate dall'Inghilterra, si erano asserragliate sulle isole Scilly. La Repubblica ( Olandese) delle sette province unite, alleata con la fazione parlamentare, nel marzo del 1651 mandò lì un ammiraglio per chiedere il risarcimento dei danni causati alla sua flotta: non ricevendo una risposta soddisfacente, dichiarò loro guerra.
Guerra finita. A rigor di logica, l'arcipelago delle Scilly non erano una nazione a cui si poteva dichiarare guerra (è un po' come se oggi qualcuno dichiarasse guerra all'isola d'Elba e non all'Italia), ma gli olandesi non potevano certo dichiarare guerra all'inghilterra, di cui erano alleati! Il problema, comunque, si risolse presto: già nel giugno della stesso anno l'esecrito dei parlametari prese possesso delle isole e la guerra non iniziò neanche. Peccato, però, che a nessuno venne in mente di firmare .... un  trattato di pace!
Pace tardiva. 334 anni dopo nel 1985 a capo del governo locale delle Scilly c'era un certo Roy Ducan: uno storico a cui venne lo sghiribizzo  di scoprire se davvero le isolette fossero formalmente in guerra con l'Olanda da più di 3 secoli. Risuoltato? dopo aver scoperto che era tutto vero Ducan decise d'inventare l'ambasciatore olandese e il 17.04.1986 venne finalmente firmata la pace. Si è così conclusa la più lunga guerra della storia, e senza  che fosse mai stata sparato neanche un colpo di cannone. Magari fossero tutte così !!!