mercoledì 26 ottobre 2011

Gheddafi e Simoncelli

POSTATO dal prof d’italiano

Questa mattina si è svolta in classe un’animata discussione su quale delle due morti – quella di Gheddafi o quella di Simoncelli – sia più “importante”. Poiché, purtroppo, le discussioni in classe avvengono con una certa confusione e un “inquinamento sonoro” piuttosto elevato (quasi come avviene nelle discussioni politiche in tivù, per cui ognuno fa a gara a chi urla più forte), con il risultato che forse non si capiscono appieno le opinioni dei vari partecipanti, approfitto di questo spazio che ci stiamo creando per esporre con calma il mio punto di vista, invitando chi vuole a intervenire con la propria opinione.

Un gruppo di libici esulta per la fine di Gheddafi


La sequenza del tragico incidente che è costato la vita a Marco Simoncelli

Premesso che

- ogni morte è un fatto spiacevole, per chi muore e per i suoi cari (parenti, amici, a volte semplici conoscenti)
- la morte di un personaggio pubblico conosciuto interessa un gran numero di persone, ancor più se la morte accade in circostanze tragiche
- la morte di un giovane è sicuramente più brutta della morte di un adulto o di un vecchio

premesso questo, direi che la morte dei due personaggi in discussione va valutata, anche e soprattutto, sulle conseguenze che esse avranno nel futuro.
A me sembra che la morte di Simoncelli non avrà particolari conseguenze, al di là di qualche discussione che sentiremo sui giornali o in televisione per qualche giorno ancora. Molto spesso, inoltre, queste discussioni saranno piuttosto ipocrite, perché si dirà di sicuro che così le cose non vanno bene, che bisogna cambiare le regole delle gare sportive, al fine di evitare il ripetersi di simili tragici incidenti e tanti altri bla bla bla dello stesso tono. Purtroppo chi come me ha una certa età, sa perfettamente che nulla cambierà, che tutto rimarrà così com’è adesso e che altri incidenti accadranno prima o poi. E questo perché lo spettacolo del motociclismo (o di altri sport piuttosto pericolosi) deve continuare e nessuno si appassionerebbe nel vedere una gara di motociclismo a 50 km/h! E questo lo sanno anche i motociclisti, che per diventare campioni sfidano la morte tutti i giorni.(Tra parentesi, io mi chiedo se sia una cosa sensata giocarsi la vita o rischiare di farlo, solo per essere i migliori).
La morte di Gheddafi ha come conseguenza immediata che un popolo intero sta esultando in questi giorni, perché si è liberato di un tiranno, che per più di quarant’anni lo ha oppresso. Io ricordo molto bene cosa mi dicevano i miei genitori, quando seppero della morte di Mussolini: un senso di gioia enorme, la certezza di aver messo fine a una pagina oscura della loro vita, la speranza che da quel momento le cose non potevano che migliorare per tutti. Io penso che i libici oggi si sentano così: magari (spero di no) nei prossimi anni le cose non prenderanno il corso che tutti loro si augurano, però di sicuro un brutto periodo è finito e adesso c’è la possibilità di cambiar pagina.
Se noi valutiamo le cose da questo punto di vista, la morte di Gheddafi è sicuramente più importante di quella di Simoncelli, anche se, a guardar bene, il dispiacere dei tifosi per la scomparsa di un campione e la gioia di un popolo per la morte di un tiranno non sono fatti paragonabili; ma questo è un altro discorso.
Certo, se la morte del motociclista servisse davvero a far cambiare il modo di gareggiare in pista, la sua fine diventerebbe importante; ma io sono pessimista e penso, come ho già detto, che non cambierà nulla. Mentre mi auguro veramente che per i libici (e quindi anche per tutti noi) incominci un periodo di libertà e di democrazia, come tanti giovani del mondo arabo vorrebbero.

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