POSTATO dal prof d’italiano
Qualche giorno fa, discutendo in classe sulle regole da seguire per gestire questo blog, ho proposto di non inserire calunnie. Alcuni ragazzi mi hanno chiesto cosa sono le calunnie e io ho risposto a parole. In realtà avrei voluto rispondere (da appassionato di musica lirica) cantando la celeberrima aria di don Basilio da “Il barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini, che si intitola appunto “La calunnia è un venticello”. Mi sono trattenuto, togliendo così ai ragazzi la possibilità di godere di un’esibizione strepitosa del sottoscritto. Ma siccome non cedo facilmente, approfitto di questo spazio per dire a loro di cosa si tratta.
Rossini (Pesaro, 29 febbraio 1792 - Parigi, 13 novembre 1868)
Nell’opera “Il barbiere di Siviglia” il dottor Bartolo, che è un vecchio rincitrullito e vorrebbe sposare la giovane Rosina, trova nel conte di Almaviva, giovane e ricco, un formidabile rivale. Venuto a sapere che il conte è a Siviglia e potrebbe rapire Rosina, Bartolo non sa che pesci prendere e parlando con il maestro di musica della ragazza, don Basilio, è questi a suggerirgli che potrebbe funzionare, per togliere di mezzo il conte, una bella calunnia. Che cos’è una calunnia? Don Basilio lo spiega così:
«La calunnia è un venticello,
Un'auretta assai gentile
Che insensibile, sottile,
Leggermente, dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano, terra terra,
Sottovoce, sibilando,
Va scorrendo, va ronzando;
Nelle orecchie della gente
S'introduce destramente,
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
Lo schiamazzo va crescendo,
Prende forza a poco a poco,
Vola già di loco in loco;
Sembra il tuono, la tempesta
Che nel sen della foresta
Va fischiando, brontolando,
E ti fa d'orror gelar.
Alla fin trabocca e scoppia,
Si propaga, si raddoppia
E produce un'esplosione
Come un colpo di cannone,
Un tremuoto, un temporale,
Che fa l'aria rimbombar.
E il meschino calunniato,
Avvilito, calpestato,
Sotto il pubblico flagello
Per gran sorte va a crepar.»
Un'auretta assai gentile
Che insensibile, sottile,
Leggermente, dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano, terra terra,
Sottovoce, sibilando,
Va scorrendo, va ronzando;
Nelle orecchie della gente
S'introduce destramente,
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
Lo schiamazzo va crescendo,
Prende forza a poco a poco,
Vola già di loco in loco;
Sembra il tuono, la tempesta
Che nel sen della foresta
Va fischiando, brontolando,
E ti fa d'orror gelar.
Alla fin trabocca e scoppia,
Si propaga, si raddoppia
E produce un'esplosione
Come un colpo di cannone,
Un tremuoto, un temporale,
Che fa l'aria rimbombar.
E il meschino calunniato,
Avvilito, calpestato,
Sotto il pubblico flagello
Per gran sorte va a crepar.»
Se volete sentire quest’aria, cliccate sul link sottostante: ne sentirete l’interpretazione di Nicolai Ghiaurov a Vienna nel 1979
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