POSTATO dal prof d’italiano:
Traggo dal sito de la Repubblica questo testo:
E' morto il jazzista Dave Brubeck,
la leggenda di Take Five
la leggenda di Take Five
La copertina del Time dell’8 novembre 1954 dedicata a Dave Brubeck
Domani, 6 dicembre, avrebbe dovuto festeggiare il suo novantaduesimo compleanno. Ma Dave Brubeck, uno dei più grandi pianisti della storia della musica americana, non ne ha avuto il tempo. Grande compositore, straordinario musicista, è morto oggi Norwalk Hospital, in Connecticut, a causa di un arresto cardiaco. Forse molti giovani possono non ricordare il suo nome, ma è impossibile che non abbiano ascoltato almeno una volta, anche solo per caso, le note di "Take Five", la sua più celebre composizione, il brano che ha contribuito più di ogni altro a farlo entrare nella storia della musica, inciso nel 1959 con il suo ormai leggendario quartetto e con l'inconfondibile sassofono di Paul Desmond.
Straordinario divulgatore del jazz e per questo spesso criticato da chi amava pensare ad un jazz unicamente afroamericano, "puro e incontaminato", Brubeck è stato un precursore di quella che oggi chiameremmo "contaminazione" tra generi, stili e sonorità diverse, in grado di coinvolgere un pubblico più ampio, continuando però a dare soddisfazione ai palati più raffinati. "Al pianoforte chi non è stato influenzato da Chopin?", amava dire, "Da Art Tatum ho imparato molto, ma anche lui amava Chopin".
Appassionato di musica, Brubeck non aveva scelto da giovane di diventare musicista, ma era evidente a tutti, soprattutto ai suoi professori a scuola, che fosse quella la sua strada. Si iscrisse quindi al conservatorio, ma a causa dei suoi problemi alla vista il giovane Dave non era in grado di leggere le partiture. Il che spinse, ovviamente, molti professori a consigliarlo di lasciar perdere: ma la sua evidente maestria e abilità, convinsero i suoi insegnanti a dargli la possibilità di prendere ugualmente il diploma che gli fu consegnato solo dietro la sua promessa di non insegnare mai pianoforte. Dopo il diploma, nel 1942 fu chiamato nell'esercito, venne a combattere in Europa, partecipò all'offensiva delle Ardenne, ma iniziò anche a suonare, con successo, per i suoi commilitoni, organizzando la prima band militare interraziale.
Tornato a casa dopo la guerra Brubeck si iscrisse al Mills College di Oakland, dove iniziò a studiare sotto al guida di Darius Milhaud, mettendo insieme musica classica, contemporanea e, ovviamente il jazz. Il jazz, per il giovane Dave, era il sangue che scorreva nelle vene, che portava la vita e l'arte ad essere una cosa sola, era la musica dei giovani hipster, degli studenti universitari, di una generazione che all'alba degli anni Cinquanta cercava sonorità che fossero in grado di rappresentare il nuovo mondo che stava emergendo.
E proprio a questa generazione era diretta la musica del suo Quartetto, formato con Paul Desmond, sassofonista che aveva conosciuto sotto le armi. La band, fondendo il jazz con armonie e ritmi complessi e raffinati, conobbe un immediato e grandissimo successo, che portò Brubeck a conquistare, nel 1954, la copertina di Time, secondo musicista jazz ad avere questo onore (il primo era stato Armstrong nel '49). Con l'arrivo di Joe Morello e di Eugene Wright il quartetto trova il suo perfetto equilibrio e nel 1959 la band registra "Time Out", l'album che contiene il brano che diventa il loro marchio di fabbrica, "Take Five", e un altro grande classico passato alla storia del jazz come "Blue rondò a' la turk".
Da quel momento fino al 1967, anno in cui il quartetto di scioglie, la carriera di Brubeck attraversa una fase di successo planetario, soprattutto perché il suo stile diventa, assieme a quello di altri musicisti contemporanei (il west coast jazz), estremamente di moda, influenzando una intera generazione di compositori e solisti. Affabile, gentile, elegantissimo, Brubeck ha continuato negli anni seguenti a mescolare suoni e stili differenti, il suo marchio di fabbrica è rimasto quello, personalissimo, dell'amore per i tempi dispari, sui quali sono basate alcune delle sue composizioni più celebri.
A chi gli chiedeva cosa avesse imparato da maestri straordinari come Schoenberg e Milhaud, Brubeck rispondeva "Sono stati maestri eccezionali, anche se Schoenberg l'ho incontrato poco. A spingermi al jazz è stato proprio Milhaud, perché era l'unica forma originale di musica americana". Ma Brubeck è stato, di questa "forma originale di musica americana", un assoluto maestro, assieme agli altri grandi con i quali ha condiviso una delle stagioni più creative e travolgenti del jazz: "Sono stato fortunato, è vero", diceva, "Nel mio studio ho una foto con Charles Mingus, Miles Davis, Cab Calloway, Billie Holiday, Louis Armstrong, Benny Goodman, Count Basie e io sono l'unico ancora vivo. Ellington fu il primo che mi venne a sentire a San Francisco e mi spinse a trasferirmi a New York. Siamo rimasti amici fino all'ultimo. Parlavamo di musica e di impresari disonesti. Con Charlie Parker abbiamo fatto un tour in California nel 1953, credo. Con lui c'era il giovane Chet Baker. Mi ricordo che Bird stravedeva per Igor Stravinsky".
Per ascoltare la leggendaria “Take Five” clicca qui:
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