POSTATO dal prof d’italiano:
(non assomiglia un po' al nostro Preside?)
Nato a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855 e morto a Bologna il 6 aprile 1912, Giovanni Pascoli è stato uno dei poeti più rappresentativi di un movimento culturale che prende il nome di decadentismo, al quale Pascoli va iscritto, anche se non vi partecipò in maniera diretta e programmatica. Nelle numerose raccolte di poesie che pubblicò si riconoscono alcuni temi principali, quali (in maniera molto grossolana)
- l’interesse per i piccoli fatti della vita quotidiana
- l’idea che nella campagna c’è la vera vita, fatta dei sentimenti più profondi
- il concetto che i fanciulli (o gli adulti che sono rimasti fanciulli dentro) hanno una conoscenza più vera della vita
La sua poesia sembra a volte molto semplice, in realtà non lo è, perché un’altra caratteristica di questo poeta è la continua voglia di sperimentare metriche e lessico nuovi.
Postiamo qui le poesie che ci piacciono; comincio io con due poesie che mi piacciono molto, tratte dalla sua prima raccolta poetica, pubblicata tra il 1891 e il 1911 (con progressivi ampliamenti), che si intitola Myricae (pronuncia “mirice”; sono le tamerici, semplici alberi di campagna):
IL LAMPO
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d’un tratto;
come un occhio, che largo, esterrefatto,
s’aprì si chiuse, nella notte nera.
IL TUONO
E nella notte nera come il nulla,
a un tratto, col fragor d’arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimaneggio rinfranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s’udì di madre, e il moto di una culla.
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LA NEVE
(da Myricae)
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LA NEVE
(da Myricae)
Lenta la neve, fiocca, fiocca, fiocca,
senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca,
canta una vecchia, il mento sulla mano,
La vecchia canta: Intorno al tuo lettino
c'è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s'addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta.
senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca,
canta una vecchia, il mento sulla mano,
La vecchia canta: Intorno al tuo lettino
c'è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s'addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta.
(scelta da Tommaso M. e Giulio G.)
CANZONE D'APRILE
(da Myricae)
(da Myricae)
Fantasma tu giungi,
tu parti mistero.
Venisti, o di lungi?
ché lega già il pero,fiorisce il cotogno
laggiù.
Di cincie e fringuelli
risuona la ripa.
Sei tu tra gli ornelli,
sei tu tra la stipa?
Ombra! anima! sogno!
sei tu . . . ?
Ogni anno a te grido
con palpito nuovo.
Tu giungi: sorrido;
tu parti: mi trovo
due lagrime amare
di più.
Quest'anno . . . oh! quest'anno,
la gioia vien teco:
già l'odo, o m'inganno,
quell'eco dell'eco;
già t'odo cantare
Cu . . . cu.
tu parti mistero.
Venisti, o di lungi?
ché lega già il pero,fiorisce il cotogno
laggiù.
Di cincie e fringuelli
risuona la ripa.
Sei tu tra gli ornelli,
sei tu tra la stipa?
Ombra! anima! sogno!
sei tu . . . ?
Ogni anno a te grido
con palpito nuovo.
Tu giungi: sorrido;
tu parti: mi trovo
due lagrime amare
di più.
Quest'anno . . . oh! quest'anno,
la gioia vien teco:
già l'odo, o m'inganno,
quell'eco dell'eco;
già t'odo cantare
Cu . . . cu.
(scelta da Andrea F. e River G.)
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X AGOSTO
(da Myricae)
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale
(scelta da Alessandro C. e Davide R.)
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IL BRIVIDO
(da Canti di Castelvecchio)
Mi scosse, e mi corse
le vene il ribrezzo.
Passata m'è forse
rasente, col rezzo
dell'ombra sua nera,
la morte. . .
Com'era?
Veduta vanita,
com'ombra di mosca:
ma ombra infinita,
di nuvola fosca
che tutto fa sera:
la morte. . .
Com'era?
Tremenda e veloce
come un uragano
che senza una voce
dilegua via vano:
silenzio e bufera:
la morte. . .
Com'era?
Chi vede lei, serra
nè apre più gli occhi.
Lo metton sotterra
che niuno lo tocchi,
gli chieda - Com'era?
rispondi. . .
com'era?
le vene il ribrezzo.
Passata m'è forse
rasente, col rezzo
dell'ombra sua nera,
la morte. . .
Com'era?
Veduta vanita,
com'ombra di mosca:
ma ombra infinita,
di nuvola fosca
che tutto fa sera:
la morte. . .
Com'era?
Tremenda e veloce
come un uragano
che senza una voce
dilegua via vano:
silenzio e bufera:
la morte. . .
Com'era?
Chi vede lei, serra
nè apre più gli occhi.
Lo metton sotterra
che niuno lo tocchi,
gli chieda - Com'era?
rispondi. . .
com'era?
(scelta da Giulio T. e Gianluca Z.)
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NOVEMBRE
(da Myricae)
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(scelta da Jacopo P.)
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NOVEMBRE
(da Myricae)
Gemmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l'estate,
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l'estate,
fredda, dei morti.
(scelta da Alice D.B.)
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TEMPORALE
(da Myricae)
Un bubbolio lontano...
Rosseggia l'orizzonte,
come affocato, a mare;
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un'ala di gabbiano.
Rosseggia l'orizzonte,
come affocato, a mare;
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un'ala di gabbiano.
(scelta da Jacopo P.)
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molto interessante!:)
RispondiEliminaGiulio G. Tommaso
comunque la casetta sembra uno skitto di gallina
Eliminaagno... maniel