mercoledì 11 gennaio 2012

La Befana

POSTATO dal prof d’italiano:

Con un po’ di ritardo posto questo articolo apparso su la Repubblica il 6 gennaio 2012.


La Befana Così dalla ninfa Egea nacque il rito della calza
Di Marino Niola
È la calza a fare la befana, non la befana a fare la calza. Basta questo accessorio magico, infatti, a trasformare una strega inquietante in una nonnina volante. Un po' fata generosa, un po' maga minacciosa. Ninfa attempata e sibilla decrepita, la megera benefica che arriva il sei gennaio ha nella calza il suo logo millenario. Che risale alle antiche divinità femminili del mondo pagano. Quelle che governavano il passaggio dall'anno vecchio a quello nuovo. Prima fra tutte la ninfa Egeria, consigliera soprannaturale di Numa Pompilio. Il secondo dei mitici sette re di Roma proprio alle calende di gennaio appendeva u n a calza nella grotta della dea, vicino a Porta Capena e alle terme di Caracalla. E l'indomani mattina la trovava puntualmente piena di regali, ma anche di ammonimenti e profezie. Qualcosa tra un pizzino e una predica. A dar man forte alla generosa Egeria ci pensava la divina Strenia, da cui deriva il nostro termine strenna. Che in origine era il regalo speciale che i genitori romani facevano ai bambini. Anche questa volta nei primi giorni dell' anno, durante la Sigillaria, letteralmente la festa delle statuette. Chiamata così perché si regalavano biscotti dolci a forma di bamboline e animaletti, assieme a una gran quantità di frutta secca e fave. Regali, più profezie, più calze. Queste dee erano delle befane di fatto anche se non lo erano ancora di nome. La parola befana è infatti un'invenzione del cristianesimo popolare e nasce dalla volgarizzazione dell'Epifania che sarebbe la manifestazione della doppia natura di Cristo ai re Magi venuti da Oriente per portare doni al dio bambino. Così il termine greco epifaneia si trasforma, nei vari dialetti italiani, in bifania, befania, pifania. Fino a diventare un vero e proprio personaggio. Come dire che la befana è la personificazione di un dogma astratto. La nostra festa è dunque il risultato di una fusione tra antichi riti calendariali e nuovi simboli cristiani. Resta il fatto che la nonnetta svolazzante rappresenta la personificazione femminile dell'anno, il simbolo della natura giunta alla fine del suo ciclo e perciò raffigurata come una vecchia. Povera, striminzita, raggrinzita. Ecco perché la notte dell'epifania conserva quel carattere di attesa magica del nuovo anno e al tempo stesso di resa dei conti con quello vecchio. Premi e castighi. Previsioni e sanzioni. Cose buone da mangiare e cose assolutamente immangiabili come aglio e carrube, cenere e carbone. Quel carbone, una volta tanto temuto dai ragazzini e che le vecchine buoniste di oggi hanno trasformato in cristalli di zucchero nero. Una dolce punizione, una lezione a salve fatta apposta per una società dove la bocciatura non è più contemplata. Eppure quella della befana resta comunque una pagella, uno scrutinio di fine anno. Non a caso si chiamano proprio scrutini le sorprese che tradizionalmente si mettono nei dolci dell'Epifania. E che di solito sono a forma di fava. Probabilmente perché questi legumi venivano usati nell'antichità per votare a scrutinio segreto condanne o assoluzioni, fave bianche per il sì, fave nere per il no. Ma anche per predire il futuro. E farsi amica la fortuna. Forse proprio perché viene da molto lontano la befana è dura a morire. Ha dalla sua il passo lungo della tradizione che le consente di resistere alle mode e di essere a suo agio in ogni epoca. In fondo la vecchia che vola sulla scopa e si cala nottetempo dalla cappa del camino è un hardware fiabesco in grado di lanciare i software più diversi. Dalla calza bio a quella chilometro zero, da quella ecocompatibile a quella equosolidale, da quella sostenibile a quella responsabile. E perfino alla calza delocalizzata della Omsa, regalo avvelenato per le lavoratrici dello storico marchio. Oggetti ma anche concetti. Stili di vita. Idee di futuro. Non semplicemente consumi. Se è vero che tutto quel che si infila nella calza diventa simbolico allora le ultime tendenze della befana diventano un sismografo del presente. Ne registrano fedelmente gli umori e i valori, le attese e i timori. Da un lato la crisi economica che costringe alla sobrietà. Ma dall'altro anche la voglia di cambiamento. Ecco perché in un tempo di crisi come il nostro la befana, emblema millenario del dono e dei bilanci, del dare e del ricevere, abiura la bulimia consumistica. E si converte all'abbondanza frugale. Senza rinunciare a sognare.

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